mercoledì 11 ottobre 2017

L'indovino di Gairo


Quando vengono invitate ad entrare nella stanza ampia e fumosa, sono sollevate: anche se sono passati solo tre quarti d’ora, a lei sono sembrati lunghi quanto una giornata intera. Percorrono fino in fondo lo stretto corridoio, appena illuminato da una lampadina a incandescenza, che ad ogni passo dà segno di spegnersi. L’ombra all’interno della stanza traballa sfocata, donando un aspetto bizzarro al mago, che sta seduto vicino ad un tavolo coperto da una logora tovaglia di colore amaranto damascato.

L’uomo, col completo di velluto marrone a coste larghe, porta sul capo una ciccìa dello stesso tessuto rigato che si toglie con riguardo, poggiandola sul palmo della mano all’approssimarsi di Errita e mia nonna Giuannica, che precedono di qualche passo mamma Palmina. Quell’uomo haun volto rassicurante, nonostante con lo sguardole squadrasse da capo a piedi. 
«Cosa cercate buona femmina?»
Ha puntato Giuannica con la mano, come se fosse al corrente che delle tre donne, fosse proprio lei in cerca di risposte. Giuannica, dopo un lungo sospiro, risponde con un leggero rossore.
«Vorrei notizie di mio figlio. È sparito.»

«Sparito? Sparito, sparito! Vediamo cosa possiamo fare. Vediamo se qualche anima benevola ce lo racconta. Sedetevi tranquilla, non sempre le cose che pensiamo risultano essere tali.»
Quel bizzarro signore prende dalle mani un vecchio abito che Giovanna aveva raccattato nello scatolone dove mette i vestiti di suo figlio Antonio, poi cerca di consolare le donne visibilmente scoraggiate, mentre mesce dell’acqua in un piatto di ceramica bianca.
Dopo aver fissato il fondo del piatto finché si arresta il tremolio dell’acqua, invita nonna Giuannica a sedersi senza incrociare le gambe,dunque le dice di pensare intensamente al motivo della sua visita.


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