lunedì 16 ottobre 2017

Su para limpiu

A cavallo tra la prima figlia e la terza era nato un bel maschietto. Bisnonna Felicita si era rallegrata, due braccia forti sarebbero servite per riscattarsi dalla miseria. Tuttavia la malasorte se l’era preso velocemente come l’aveva portato, ed erano passati ormai tanti anni.

Le ragazze, per quanto educate, non le si poteva mandare sotto padrone, perché si sa che fine avrebbero fatto. Rientravano a casa col ventre gonfio di promesse non mantenute e... pure d’altro. Per non incorrere in quell’affronto e nel seguente vilipendio a vita, nonna Giuannica, zia Priama e zia Emilia erano cresciute nei patimenti.

Quando aveva bussato alla porta su para limpiu con l’incarico di domandarla in sposa per Battista, a bisnonna non era parso neanche vero.Una bocca in meno da sfamare delle quattro, contando se stessa. Felicita di nome ma non di fatto, non vedeva altre vie d’uscita tranne quella di dare in sposa una figlia.

Inoltre, proprio in quei giorni un’ennesima avversità si abbatteva su di loro. Giusto la settimana precedente erano tutte soddisfatte perché stavano arrivando i giorni della raccolta dei fagioli, e l’annata era stata piuttosto generosa.

Pietoso e di buona volontà era stato anche il loro vicino Periccu, che aveva rinunziato al sonno per vigilare i bei filari in cui calavano copiosi i lunghi fagioli screziati di violetto, in verità molto appetibili anche per chi soffriva di mal di schiena ed allergia alla zappa.

La notte precedente alla raccolta, il vicino era stato ringraziato per la cortesia, con la promessa che sarebbe seguita anche una gratificazione economica dopo la vendita dei legumi. Lui si era risentito un pochino, poiché aveva lavorato solo per compassione e rispetto verso quelle donne sole, e non per esser retribuito. Felicita per una volta nella vita si era dovuta ricredere. Al mondo esisteva qualcuno sensibile, non solo carogne. Tuttavia, le donne non poterono mantenere il proposito.

Qualche sciagurato – sì, sciagurato, perché in altro modo non si può definire colui che s’approfittò di loro – appostato in attesa del momento propizio non era passato dal varco d’ingresso del terreno, bensì (facendosi beffa del gentile tutore) aveva slegato i buoi nel punto nascosto dietro il pendio, al lato opposto dell’appezzamento, lasciandoli liberi d’intrufolarsi nei lunghi filari. L’infingardo, lasciò vagare le bestie fino a che non furono gonfie da scoppiare. Il giorno dopo, avrebbero avuto parecchio da ruminare.


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