A
cavallo tra la prima figlia e la terza era nato un bel maschietto. Bisnonna
Felicita si era rallegrata, due braccia forti sarebbero servite per riscattarsi
dalla miseria. Tuttavia la malasorte se l’era preso velocemente come l’aveva
portato, ed erano passati ormai tanti anni.
Le
ragazze, per quanto educate, non le si poteva mandare sotto padrone, perché si
sa che fine avrebbero fatto. Rientravano a casa col ventre gonfio di promesse non
mantenute e... pure d’altro. Per non incorrere in quell’affronto e nel seguente
vilipendio a vita, nonna Giuannica, zia Priama e zia Emilia erano cresciute nei
patimenti.
Quando
aveva bussato alla porta su para limpiu con l’incarico di domandarla in sposa per Battista, a bisnonna non era parso
neanche vero.Una bocca in meno da sfamare delle quattro, contando se stessa.
Felicita di nome ma non di fatto, non vedeva altre vie d’uscita tranne quella
di dare in sposa una figlia.
Inoltre,
proprio in quei giorni un’ennesima avversità si abbatteva su di loro. Giusto la
settimana precedente erano tutte soddisfatte perché stavano arrivando i giorni
della raccolta dei fagioli, e l’annata era stata piuttosto generosa.
Pietoso
e di buona volontà era stato anche il loro vicino Periccu, che aveva rinunziato
al sonno per vigilare i bei filari in cui calavano copiosi i lunghi fagioli
screziati di violetto, in verità molto appetibili anche per chi soffriva di mal
di schiena ed allergia alla zappa.
La
notte precedente alla raccolta, il vicino era stato ringraziato per la cortesia,
con la promessa che sarebbe seguita anche una gratificazione economica dopo la
vendita dei legumi. Lui si era risentito un pochino, poiché aveva lavorato solo
per compassione e rispetto verso quelle donne sole, e non per esser retribuito.
Felicita per una volta nella vita si era dovuta ricredere. Al mondo esisteva
qualcuno sensibile, non solo carogne. Tuttavia, le donne non poterono mantenere
il proposito.
Qualche
sciagurato – sì, sciagurato, perché in altro modo non si può definire colui che
s’approfittò di loro – appostato in attesa del momento propizio non era passato
dal varco d’ingresso del terreno, bensì (facendosi beffa del gentile tutore)
aveva slegato i buoi nel punto nascosto dietro il pendio, al lato opposto
dell’appezzamento, lasciandoli liberi d’intrufolarsi nei lunghi filari. L’infingardo,
lasciò vagare le bestie fino a che non furono gonfie da scoppiare. Il giorno
dopo, avrebbero avuto parecchio da ruminare.
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