Nel paese era iniziata la posa della
rete idrica da oltre un anno e Palmina aveva sperato che fosse una cosa rapida.
Sarebbe un enorme aiuto per lei usufruire dell’acqua corrente, considerato lo
stato in cui si trova, ma deve attendere ancora. Non ci si accorge di quanto
sia importante qualcosa, finché non conosciamo mezzi più pratici ed efficaci.
La ditta che traccia il canale per la
tubazione con un rudimentale scavatore, è arrivata dal continente e ha numerosi
operai, tuttavia il lavoro va a rilento, presentandosi lungo e laborioso a
causa del terreno roccioso. Nelle vie c’è materiale d’ogni genere, ed anche nei
cortili, dove ogni proprietario scava da sé il canale per allacciarsi alla
tubazione principale.
Circa metà del paese è provvista di
rubinetti e tubi, ma l’acqua potabile arriva solo fino alla sua casa natia: nel
vicinato di Palmina ancora nulla.
Non si reca da sua madre per fare il
bucato perché quel lavatoio è già ricolmo fino al bordo. Cerca di arrangiarsi
ancora per un poco consolandosi del divenire; se non è oggi sarà domani. Avrà anche
lei tutta l’acqua che le serve e forse anche lei, come Tzia Genesia, continuerà
a riempire le brocche per il timore che quel miracolo possa finire
all’improvviso. Anche la via Rompicollo, una fra le più danneggiate ed in
pendenza, presto sarebbe stata dotata della rete idrica, e sarebbe stata
ribattezzata dando il via al cambio della storia.
Fino ad allora c’erano state solo le
sorgenti incanalate fino agli abbeveratoi per le bestie, che continuavano a
gorgogliare in vari punti dell’abitato.
«Stai calmo, almeno tu. Tutto si
aggiusterà.»
Con una mano tiene ferma la bacinella sul capo e con l’altra sorregge il fianco come se l’aiutasse a sorreggersi. Si accarezza la pancia in modo protettivo come a volere tranquillizzare il piccolino all’interno, e rimugina pensierosa, mentre si accoscia gravando sulle ginocchia per metter giù il carico. Inginocchiata in un punto in cui il fiume aveva scavato un piccolo avvallamento, Palmina sfrega i panni con più vigore degli altri giorni. Tenere occupate le mani le dà la sensazione che non resti spazio per i pensieri irosi, che corrono sempre dove fa più male.
Qui può farlo senza remore. Lascia che
le lacrime cadano a rivoli fra le bollicine del sapone,insieme al risentimento
verso chi ha lasciato Antoni in balia di se stesso in quella terra sconosciuta
e forestiera.
«Avrebbero dovuto dare più attenzioni a
quello sprovveduto di mio fratello, almeno il primo periodo, sino a quando non
avrebbe conosciuto il nuovo territorio. Maledetti ricchi, senza alcun riguardo
per i loro servi. Chi ci rimette siamo sempre noi.» Nonostante la vista appannata dalle
lacrime copiose, i panni sono più lindi che mai.
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